PTU, Arcavacata di Rende. 20 novembre 2012. Passa dalla pancia, gonfia di sangue mestruale, sbatte tracotante alla schiena, schiacciata da una poltrona di certo maschile, la nausea affamata che ti accompagna fino all'ultima scena. Esterna, come in un altro universo, anche l'aria ti dà il vomito. Per respirare, spirare nella catarsi finale, esiziale, la inietti come una overdose, #Neoeroina, spettacolo di Ernesto Orrico con Maria Marino, Zahir associazione culturale, inserito nella rassegna teatrale "Il piacere della democrazia". Un corpo di donna che cola sangue dalla vagina della gola. E' tosse che raschia come un cuneo arrigginito tutte le pareti interne del corpo, producendo cicatrici speculari dall'esterno al dentro, ad un pubblico femminile che maschile. Manda a fare in culo le donne vittime della storia e della letteratura, da Didone a Penelope, a farsi fottere ancora; tanto, una volta in più una volta in meno.
Una voce di donna che sputa sé stessa, restando armadio vuoto che guarda i suoi scheletri per terra. Omicida, madre, tossicodipendente, moglie, lavoratrice, madonna. No, non è ma-donna. La mia donna. E' solo sua , la donna appartiene a sé stessa. Corpo di donna, corpo estraneo. I primi tre giorni non ti piaci, cambi abito dieci volte, ti senti enorme, infetta da colonie di batteri di sperme che si riproducono dentro di te. Poi, quando ti abitui ad accettare quelle forme ripiene, di vita e cellule morte, ecco ch’è già arrivato al termine ,
il tuo lunare salasso periodico. I primi tre minuti non ti convince, sembra avervi assistito già dieci volte, ti sembra di troppo. Poi, quando ti abitui a vederti nuova eroina , quando sei stata assorbita quais completamente, si è già all'ultima battuta. Aborto spontaneo, ora che eri pronta.