di Arianna Luci
I monologhi della vagina. Ovvero u rucculu du picciuni, liberamente tratto dalla pièce omonima di Eve Ensler e tradotto in dialetto calabrese. Regia Dora Ricca
3 dicembre 2013
La mia vagina è il punto di connessione di tutto il corpo. Quando vengo, si fa enorme, divento tutta vagina, mi sento avvolta nel calore come nella pancia di mia madre. La mia vagina respira e piange, di gioia e di dolore. Mette in discussione tutti i fili che mi aggrovigliano di giorno, e li discioglie in un orgasmo. Ha bisogno di aria, altrimenti si sente soffocare, a volte perciò scorreggia pure- sono i suoi suoni di liberazione. Versa laghi di una pioggia estiva che si alza dalla strada e ricade in profondità.
U picciune è l’acìaddru da’ fimmina. Un fa l’ova, è l’uovo ca fa a fimmina na vota u mise. Invece i’ volà, si cura u nidu sua, cavudu cavudu, muaddru muaddru, cumu nu pane nivuru appena nesciutu. U nidu va tenutu pulito, ca si nnò ci si ferma dintra tuttu chiru ca un serva ( d’i pappici de mutanne ari figli scampati). E pu un c’è spazio ppi l’acìaddru patre quannu vena trova l’uavu, ppi pigolà, i piccioncini, ca ci trova tutta chira fracoma ed è nu manicomio. Ci n’hannu chiusu fimmine dintra i manicomi ppi curpa di s’acìaddru. Isteria, dicìanu i dutturi, uammini, na malatia ca vula direttamente ara capu e un si ferma cchiù, vula vula vulva cumu si volissi escia di na gabbia. Ma forse, s’aceddruzzu, avìa sulu bisuagnu i’ cantà.
( trad. Picciune= piccione è usato in cosentino per indicare i genitali femminili
La vulva è l’uccello della femmina. Non fa le uova, è l’uovo che fa la femmina una volta al mese. Invece di volare, cura il suo nido, caldo caldo, morbido morbido, come il pane nero appena sfornato. Il nido va tenuto pulito, altrimenti dentro ci si ferma tutto quello che non serve ( dai pelucchi delle mutande ai figli scampati). E poi non c’è spazio per l’uccello padre quando viene a trovare l’uovo, per pigolare, i piccioncini, ché trova tutto questa roba in giro ed è un manicomio. Ce ne hanno chiuso di donne nei manicomi per colpa di questo uccello. Isteria, dicevano i dottori, uomini, una malattia che vola direttamente al cervello e non si ferma più; vola vola vola come se volesse uscire da una gabbia. Ma forse l’uccellino aveva solo bisogno di cantare.)
Cambia d’abito, tutta ricoperta di rosso ciliegia vibrante come una ladra di marmellata, scintillante d’oro e avorio come la luna, nascosta di nero come un nido di ragni che tessono le tovaglie per catturare il pranzo, e poi verde, blu notte, giallo, porpora, argento, arancio. Carla Serino traveste I monologhi della vagina di Eva Ensler di drappi luminosi e saporiti, dolci e opachi, sparsi cumu na muntagneddra i farina ppi fa i turdiddri, c’aru centru ci minti tutti l’ingredienti. L’uovo che impasta il testo riadattato e la regia è mescolato da Dora Ricca, il tutto indorato nelle luci e nei suoni curati da Geppino Canonaco.
Ccu l’uavu ci pu’ fa na frittata, cumu ci pu’ fa na meringa. Con l’utero puoi subire una violenza, come puoi farci l’amore.
PTU 3 dicembre 2013. Per la rassegna Il piacere della democrazia2: I monologhi della vagina. Ovvero u rucculu du picciuni, liberamente tratto dalla pièce omonima di Eve Ensler e tradotto in dialetto calabrese. Regia e adattamento di Dora Ricca . Con Carla Serino . Audio e Luci Geppino Canonaco . Una produzione Centro R.A.T. Teatro dell’Acquario