Ti amo amore mio. I tuoi occhi sono il lato oscuro della luna, il riflesso luminoso delle mie ombre opache. Le pupille sono il mare notturno dove annego la pietra pomice delle mie fragilità, i sensi si bagnano del tuo pensiero. Sono fradicio di te, zuppo del tuo esserci. Da quando ti conosco sono una creatura estetica; la ragione è solo il recinto tarlato delle sensazioni. La rugiada di sudore sulla schiena diventa brina mentre ti aspetto, e un brivido percorre la colonna vertebrale, sciogliendosi nel cranio, scatola vuota, piena di te. Quando ti vedo arrivare, i tuoi passi vibrano nello stomaco come martelletti di pianoforte, che suonano una scala ascendente fino all’ultimo grado in cui posso abbracciarti. Ti amo amore mio. Ti ho portato questa poesia, o questa lettera. Decidi tu, miele infiorato. Decidi tu, tanto ultimamente pensi di poter decidere sempre tu. ‘Stasera non ci sono, lavoro, sono dai miei..sai, ho ottenuto uno stage a Berlino, partirò settimana prossima. No, stasera non mi va, sono stanca, non ne ho voglia, non insistere.’ Amore mio, cosa ti prende? Sono tuo marito, o te lo sei dimenticata? Decido io se devi partire per Berlino o no. Che vuoi lasciarmi da solo? Senza il tuo sguardo sono come un cielo eclissato una notte prima di morire. Ti amo amore mio. Non posso stare senza la mia luna, senza il riflesso luminoso dei tuoi crateri. Ti ricordi quella sera in cui il mio cielo ha incontrato per la prima volta il tuo bagliore di supernova che ha squarciato la mia vita in un respiro, quella sera in cui ci incontrammo ad uscita dal teatro e capii che lo spettacolo in fondo eri tu? Non puoi abbandonarmi con questo taglio sanguinante polvere e sassi. Non puoi scappare ogni volta. Vuoi che te li tiri in testa questi sassi? Vedi, mi fai perdere la ragione. Quando non ti vedo arrivare, penso ai tuoi passi che vibrano come martelli di piombo che suonano i tasti di un pianoforte scordato, e quei martelli te li vorrei tirare sulle tue sporche mani, quelle mani da puttana. Lo so che frequenti un altro. Quante seghe gli ha fatto, quante volte gliel’hai succhiato, con quella bocca lurida e infame? Hai vermi della sborra che ti escono dai denti. Mi fai schifo, brutta zoccola senza scopo. Ora come farai senza di me, senza lo stronzo che ti porta i soldi a casa, che ti paga viaggi e ogni tuo piacere? Come farò senza di te , amore mio, senza qualcuno da aspettare quando torno a casa? Chi si prenderà cura di me? ‘Ti devi far curare’ mi dici. Curare da cosa? Dall’amore infinito folle frustrante che ho per te? Amore mio, faccio finta di nulla, non sei mai stata con nessun altro e ora ritorneremo insieme come prima, meglio di prima, perché noi ci amiamo. Noi ci amiamo Selene, noi ci amiamo. Lo hai capito o no che mi ami, e che non puoi stare con nessun altro? Sei una malanova, che ha sporcato di oscurità la mia vita. Sono rovinato, sono una nullità senza di te. Sei una nullità brutta schifosa.
Che so dove vi incontrate, e prendo due piccioni con una fava, a te e a quel coglione. Amore mio, torna a casa, torna a casa che ti ho preparato la cena. Torna a casa che i coltelli sono ben affilati, torna a casa, ti sto aspettando per giocare un po’ come facevamo. Torna a casa adesso, ho bisogno di respirare, prendere il tuo respiro e soffocarlo una volta per sempre. Amore mio non ti muovere, puttana, mi stai facendo male, cosa cazzo vuoi fare, cosa…
Piccolo Teatro Unical, Arcavacata di Rende, 27 novembre 2012. Lo spettacolo non deve più andare avanti. Lo spettacolo, AMORE E STALKING - Un viaggio all'inferno Teatro Rossosimona, di Lindo Nudo, con Francesco Aiello,Noemi Caruso, Paolo Cutuli, Stefania De Cola, Giusy Mellace, Francesco Votano, inserito nella rassegna Il piacere della democrazia, in collaborazione con Libera. Di quegli spettacoli che ti aprono i sensi, 'che ti volti indietro quando esci dal teatro per tornare a casa da sola, anche se è una striscia di strada che conosci a memoria. Di quegli spettacoli che ti lasciano i segni sulla pelle stretta, sulla pancia contorta, negli occhi umidi.
Si fermava, lo spettacolo, ogni qual volta una risata o battuta maschile in sala risuonava la sua prepotenza, con la gravità di un suono che ferisce come un colpo di coltello inferto nelle orecchie e nello stomaco. Fermati. Basta. Fermati.